Il fare affabulatorio di Maurizio de Giovanni ha portato a spasso il folto pubblico dell’Auditorium Oscar Niemeyer in un viaggio attraverso alcuni dei brani più iconici della tradizione napoletana e dei loro autori che, mossi dalla necessità di raccontare sofferenze e gioie, gli umori dell’epoca, i sentimenti, le storie di vita, ci hanno tramandato melodie che ci hanno resi famosi nel mondo. Nello spettacolo proposto dalla Fondazione Ravello in questo inizio anno votato alla musica, uno dopo l’altro, guidati dalla sapiente narrazione dello scrittore, ecco Vincenzo Russo, il guantaio-poeta innamorato della bella Enrichetta che amava dormire dietro le finestre del palazzo di fronte (esattamente come il commissario Ricciardi, del resto) a cui dobbiamo, grazie all’intervento di Eduardo Di Capua, capolavori del calibro di I’ te vurrià vasà, Maria Marì ma anche Torna maggio e L’urdema canzona mia, interpretate dalla voce suadente di Marianita Carfora, dal sax di Marco Zurzolo, dalla chitarra di Carlo Fimiani e dal contrabbasso di Marco de Tilla. E poi Libero Bovio con le sue Reginella, Silenzio cantatore e Passione in cui l’autore canta la malattia mortale dell’amore. L’intermezzo con alcuni brani di Zurzolo: Rino, in memoria del compianto fratello, Canzone per Giulia, A Bruno, Pane e Lido Aurora ha preparato il pubblico alla comparsa del Signor Poeta, Salvatore Di Giacomo, con il suo amore dolce e travagliato con la giovane Elisa Avignano e all’esecuzione di uno dei grandi classici della canzone napoletana: Palomma ‘e notte, eseguito prima de E ‘ccerase e dopo Spingola francese. L’ultima parte di Passione ha riservato la storia di Edoardo Nicolardi, umile impiegato delle poste legato ad una giovane donna da un amore impossibile, che compone una delle serenate che resterà nella storia non solo della musica napoletana: Voce ‘e notte. Nel finale fa capolino Rundinella, la malinconica canzone composta da Rocco Galdieri e Gaetano Spagnolo nel 1918 che racconta la vicenda di un uomo tradito e abbandonato e di Giuseppe Cioffi e Gigi Pisano, Non mi seccare e Tutte e sere, pagine quest’ultime, sicuramente meno famose ma non meno intense.
Tra personaggi, poesia, turbamenti amorosi, musica e aneddotica, il pubblico della Città della musica ha riso, si è commosso e ha cantato tributando a De Giovanni, a Zurzolo e a tutti i musicisti una standing ovation sentita e prolungata. (ph r.caramiello)