di Alessio Vlad
Direttore artistico del Ravello Festival
Nell’anno in cui il Festival, una volta di più, afferma come centrale la sua vocazione wagneriana con l’esecuzione in forma integrale – la prima dopo il Parsifal con Gergiev e Domingo dell’oramai lontano 1997 – di un’opera del suo nume tutelare, il Rheingold, proposto in una inedita per l’Italia versione filologica integrata in un progetto che coinvolge diverse istituzioni europee – e di cui segue, a cura dei suoi realizzatori, una presentazione specifica – contemporaneamente arricchisce la sua offerta musicale con proposte diversificate, certamente già percorse ma, questa volta, concepite secondo criteri strutturalmente precisi e individuabili.
Accanto ad importanti presenze di direttori, solisti ed orchestre, per la maggior parte presenti per la prima volta a Ravello e considerate, quindi, anche secondo necessari criteri di novità e avvicendamento, voglio sottolineare la maratona Chopin che proporrà, affidata a pianisti tutti italiani di generazione e formazione diverse, in tre giorni e dieci tappe l’opera, pressoché integrale, per pianoforte di Chopin, una rassegna jazz, articolata in un arco di tempo definito e circoscritto all’interno della programmazione, affidata ad interpreti internazionalmente riconosciuti, l’inizio di un percorso che vuole rivolgersi a quel periodo straordinario, ed importantissimo per l’evoluzione del genere, che è stato il ‘700 musicale napoletano, oltre che un omaggio che uno dei maggiori protagonisti della lirica di oggi farà, dal suo punto di vista, ad una delle più grandi voci della canzone di sempre ed ovvero Frank Sinatra.
Sono quasi tutte produzioni pensate appositamente per il Festival o che comunque al Festival vedranno il loro debutto italiano.
È uno sforzo produttivo non indifferente che, grazie alla volontà e all’ambizione del raggiungimento di un ideale obbiettivo di qualità, da un lato vuole essere rappresentativo di una politica della Regione Campania che esalta, rendendolo vivo e propositivo, un patrimonio verso cui non si può e non si deve rimanere inerti, dall’altro vuole rinnovare, come la luna che appare dietro il profilo delle montagne che si stagliano sullo sfondo e scendono verso il mare, quella magia che rende indimenticabile ogni esibizione in un luogo unico che appartiene non solo a noi tutti ma alla Storia della nostra Civiltà.