Settanta mi dà tanto
di Dino Falconio
Presidente della Fondazione Ravello
Scrivo queste righe nel giorno in cui a Ravello la Fondazione, che ho l’onore di presiedere, ha ospitato venti ragazzi ucraini dai 12 ai 17 anni. Sono rifugiati di guerra presso alcune famiglie napoletane che li stanno ospitando mentre nel loro Paese i padri stanno combattendo per la Resistenza e le madri cercano oltre frontiera un riparo dall’aggressione militare della Russia di Putin.
Non era ancora terminato lo stato di emergenza sanitaria dovuto alla pandemia da COVID-Sars-19 che dopo due anni di affanno e restrizioni il mondo è stato travolto dallo spettro della guerra in Ucraina (Europa).
Ma il Festival di Ravello apre i suoi battenti anche quest’anno con il messaggio di pace e internazionalità che solo la musica può offrire grazie al suo linguaggio che, non avendo bisogno di traduzioni, riesce a parlare alle donne e agli uomini di ogni latitudine e longitudine del pianeta.
È la settantesima edizione dopo l’esordio del 1953 caduto, guarda caso, a sua volta nel settantesimo anniversario della morte di Richard Wagner.
Settanta è un numero biblico: Gesù dice a Pietro di perdonare il fratello che commette colpe contro di lui non fino a sette volte, ma “settanta volte sette”.
E il Festival di Ravello sta da settanta anni.
Nel 1953 moriva Giuseppe Stalin e l’URSS e il PCUS passavano sotto il comando di Nikita Chruscev. In Italia Alcide De Gasperi nello stesso anno cedeva la poltrona di Presidente del Consiglio a Giuseppe Pella, dopo che si erano tenute le elezioni politiche sotto la regola di una legge che avrebbe concesso un premio di maggioranza del 65% dei seggi al partito che avesse ottenuto il 50% dei suffragi. Per questa ragionevole previsione (che non scattò per una manciata di voti) venne battezzata “Legge-Truffa”, ma solo perché non si aveva minimamente idea del “Porcellum” che avrebbe avvelenato le istituzioni cinquant’anni dopo. Per la prima volta due scienziati, l’americano James Watson e l’inglese Francis Crick, rivelano alla rivista “Nature” le loro ricerche sul DNA, mentre due scalatori conquistano l’Everest, la vetta più alta del mondo. Sono il neozelandese Edmund Hillary e l’indiano Tenzing Norgay. La Rai-Tv con la voce di Nicolò Carosio trasmette la prima telecronaca di un evento sportivo, il secondo tempo della partita di calcio Italia-Cecoslovacchia. Fausto Coppi vince a Lugano il titolo mondiale di ciclismo su strada e Fidel Castro, assaltando la caserma Moncada, dà inizio alla Rivoluzione Cubana. Non ci sono più tutti i ricordati protagonisti di quell’anno, non c’è più l’URSS né la Cecoslovacchia. Dal 1953 a oggi sono cambiate un’infinità di cose, ma tra quelle che risultano permanenti vi sono Elisabetta II d’Inghilterra, incoronata regina il 2 giugno del ‘53, e il Festival di Ravello, inaugurato con l’Orchestra del Teatro San Carlo il pomeriggio del 18 giugno del ‘53.
E il Festival di Ravello sta da settant’anni.
C’è inoltre il ventennale della Fondazione Ravello, che negli ultimi anni ha promosso il Festival, grazie al contributo fondamentale della Regione Campania e al lavoro dei suoi collaboratori, dalla direzione artistica a quella amministrativa, dal personale di servizio agli organi ufficiali dell’ente.
L’elevatissima qualità dell’offerta musicale di questa settantesima edizione è il miglior modo di celebrare il biblico numero di Settanta.